Dieci domande a Gero Sicurella. Intervista di Sal Giampino.

1) Lei torna ad esporre, qui a Marsala, dopo diversi anni. C’è qualcosa che la blocca nella relazione con questo territorio culturale?

Gero Sicurella su F.A.G.

1) Ho sempre percepito di essere un figlio adottivo di questa città che amo per molteplici motivi, tanto da viverci i miei migliori anni; di contro, nel tempo, ho scoperto, in crescendo, che è aumentata la stima ed il rispetto verso la mia persona. Il mio legame verso questa città è tangibile, infatti da quando ho trasferito la mia residenza a Torino torno ad esporre per ricordare al mio pubblico che ci sono.

2) Nella sua instancabile capacità creativa, lei ha realizzato a Torino, in collaborazione con sua figlia, stilista di moda, un’Associazione Culturale - “Il Punto” - che è un Centro attrattivo delle arti. Pensa che ci sia ancora spazio per l’arte nella società di oggi?

2) Per l’arte c’è sempre spazio, ed è per questo che abbiamo creato questa realtà dove facciamo arte a 360 gradi, coinvolgendo, da subito, un nutrito numero di artisti che oggi fanno parte del nostro entourage.

3) Tra i migliori dieci artisti contemporanei di livello mondiale, risultano presenti soprattuto tedeschi e artisti del Nord Europa, oltre a un paio di statunitensi. Un solo italiano. Quale pensa che possa essere il motivo per cui gli artisti italiani contemporanei non assurgono all’attenzione del pubblico internazionale?

3) Io penso che alla base di questa graduatoria vi sia soltanto un’esigenza di mercato e di moda. L’Italia è un paese che vanta straordinarie tradizioni e grandissimi artisti, ma oggi vede le istituzioni ufficiali assenti nel promuovere ed affiancare questi talenti, e lascia il mercato nelle mani degli speculatori, creando dei fenomeni che rischiano di finire molto presto nel dimenticatoio. Oggi l’esigenza è quella di stupire ad ogni costo ed è fondamentale solo l’apparire.

4) Una domanda intima nella sua relazione con l’opera: lei vive un’evidente aspettativa di ritorno emozionale con le sue opere? Quando considera una sua opera ultimata e non le chiede altro intervento?

4) L’opera, per quanto mi riguarda, deve essere “abbandonata” subito in quanto rischia di dovere subire tanti interventi da sovvertirne la morfogenesi. Molte mie opere, se venissero sottoposte ai raggi X svelerebbero tante altre opere.

5) Lei che ha insegnato e attratto l’interesse di molti giovani verso l’arte di ogni tempo, come pensa sia possibile procurare, nei giovani di oggi, nuovo interesse nei confronti dell’arte contemporanea?

5) L’arte contemporanea va studiata ed analizzata in modo colto e competente. I giovani vanno accompagnati ed istruiti attraverso la visita continua di gallerie d’arte, esercitandoli attraverso l’analisi delle “opere” a capire e distinguere “un’opera” da una semplice “crosta”; cioè se alla base c’è una ricerca o si tratta solo di mistificazione.

6) La decadenza delle ideologie socio-politiche, come pensa che influisca sulla percezione dell’arte?

6) L’arte è ed è sempre stata al di fuori delle decadenze sociali politiche e religiose; può soltanto documentarne l’esistenza.

7) Il mondo dei Social Network ha invaso le capacità espressive e di dialogo tra gli esseri umani. Attraverso l’arte è possibile, secondo lei, riuscire a correggere le inutilità e ricondurre i giovani, e non solo, verso un nuovo modo di fare cultura? E come?

7) Anche se i social network tendono a condizionare e uniformare il pensiero umano offrendo modelli e stilemi precostituiti, sono certo che stiamo vivendo un nuovo “umanesimo” inteso come revisione dei linguaggi espressivi, tenendo conto delle molteplicità delle tecniche e delle relative contaminazioni.

8) Nella sua vita, lei ha affrontato differenti periodi di sua propria presenza nel sociale: ha insegnato, è stato imprenditore, ha creato locali di aggregazione musicale. Come pensa che ciò abbia influito sulla sua arte, e come la sua arte, per converso, abbia modificato il suo percorso di vita?

8) La mia vita e la mia arte, vivono in simbiosi; non sarei me stesso se svuotato delle mie esperienze e del mio vissuto. Come un eterno bambino, sono curioso di quanto è a me sconosciuto; le innovazioni tecniche mi affascinano e mi coinvolgono sempre al punto da non volere mai smettere di sperimentare. Sempre come un bambino cerco di toccare l’orizzonte... all’infinito, chissà!

9) Sappiamo che nella sua personale ricerca artistica, lei include una forte presenza dei giovani. Ciò è nella sua natura di insegnante. Quanto pensa sia utile l’esperienza di un insegnamento e quando sia giusto, per l’insegnante, fermarsi senza influire oltre sulle capacità espressive dell’allievo?

Sal Giampino e Gero Sicurella in 4Arts Gallery

Sal Giampino e Gero Sicurella in 4Arts Gallery

9) Nella mia vita di insegnante, ho sempre cercato di stimolare i giovani e far emergere se stessi; ho sempre evitato di offrire loro un modello, li ho sempre stimolati a “guardarsi intorno” perché è nel sapere osservare che si trovano gli stimoli per raccontare la “propria realtà” fatta di emozioni, percezioni e di sentimenti anche contrastanti.

10) La capacità dell’artista di precedere le realtà sociali e politiche, lei pensa che sia ancora un fondamento culturale capace di modificare la visione del mondo? E qual è il futuro dell’arte moderna?

10) Suo malgrado, l’artista sente, precedendo i tempi e il mutare degli eventi futuri... e con le sue opere, immancabilmente, ne rappresenta i contenuti... al di là delle mode e delle esigenze di mercato. Come sempre l’arte è, e sarà, il prodotto della civiltà di chi l’ha creata.

Sal Giampino

26 Novembre 2017

pubblicato su F.A.G. - Dicembre 2017

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