Infine, sei uno di loro
In memoria dell'artista Gero Sicurella
Alzano in alto i calici, quelle tue figure incantate. Brindano, le inespresse umanità fatte ombre di una realtà che ha avuto, e continua ad avere, in comune col Noi di ancora terrestri, la vita fisica. Una vita, la tua, da "guerriero della conoscenza." Lancia in resta contro il mondo ipocrita, fin da giovane insegnante nel Liceo di questa città, sapesti forgiare animi nella libertà dell'essere, imponendo, a ognuno, soltanto il rigore delle proprie scelte designate nel disegno del loro personale futuro. Nel ricordo degli amichevoli rapporti docente/discente, nel ricordo di ore trascorse, ricercando nuove realtà sottili che non fossero solo cieco programma di studio, oggi, noi, i tuoi ragazzi di scuola, siamo tutti tuoi orfani. Privati, improvvisamente e per tua espressa volontà inconscia, di quella tua pacata sensibilità, di quel sornione sorriso speculativo, di quelle pagine e pagine di chiacchiere mai inutili e mai solo inizio di se stesse, sostitutive e più formative di, spesso, sterili e imposti libri di studio.
Gero Sicurella al C.A.M. - Selinunte, Luglio 2012
Gero Sicurella amava nascondersi tra le sue ombre, e confondersi con le sue ombre sulle sue tele, per non essere mai l'eccessivo protagonista del proprio Sè. Gero amava decorticare la realtà, tramutandola in bucce/vestiti di incorporee forme umane, ritinte del suo "Rosso Sicurella": il colore. Sì, certo, è il suo carminio che era e rimane, per noi tutti, parola, espressione visiva dei suoi pensieri più profondi, ma immediati e dialoganti, nella sua colta ed elegante leggerezza, con la superficialità del pensiero comune e addomesticato e giudicante dei troppi; un pensiero più adatto alle abitudini del quotidiano stereotipato, e piuttosto distante da ogni forma di riflessione sull'esistenza di cui lui, Gero, era a conoscenza per sue virtù genetiche.
Da ogni suo gesto pittorico è sempre scaturita una nuova visione del reale, nascosta, per sua pudicizia intellettuale, tra le pieghe dei suoi pensieri spirituali, rispettosi per sua scelta vegana, di ogni forma vivente, di ogni altrui, anche a lui estraneo, sentimento umano. E ciò che sembra etereo e impalpabile, nelle sue "periferie", negli "interni", e in tutte le sue composizioni, vive, morte e sognate, oggi diventa il suo nuovo mondo reale, nato dal sogno desiderato nel suo pensiero creativo. È questo, ora, il suo nuovo modo di esistere e continuare a vivere per se e per noi, è questa la sua nuova vita nell'immortalismo di ogni anima che lui, prima di tutti noi, sta già conoscendo.
Lo so, Gero, che tu non sei ancora andato via, e che per qualche ora ancora, il tuo corpo può ascoltare i nostri pensieri, le nostre vibrazioni, le nostre parole di viventi ricercatori di esperienze in questa vita che non è più la tua. Lo so, Gero, che stai ancora dando spazio e tempo, al tuo corpo, per accettare questa tua nuova condizione metafisica che ti attende nel "Bardo".
Lo so, Gero, che presto vorrai tornare dal "caos" in una nuova forma umana per proseguire e accrescere le tue scelte, le tue esperienze terrene e arricchire il tuo sottile che è spirito di avventura nella conoscenza. Lo so, Gero, che attraverseremo anche noi la grande porta della paura, e che in quell'attimo ci verrai incontro sorridente in compagnia delle tue immagini di ombre che, anche per noi, finalmente non saranno più solo la tua visione sognata, ma ci appariranno realmente visibili nello splendore delle loro nette sfumature non più impalpabili, ma materiche e tridimensionali. Lo so, Gero, che brinderai insieme a noi quando ci ricongiungeremo, qui, attraverso nuovi corpi dentro cui torneneremo, insieme, per una nuova esistenza. Lo so, Gero, che ci riconosceremo ancora e percorreremo ancora insieme una via più ricca e consapevole, e che saremo di nuovo compagni in questa strada, percorso illuminante, che è un andirivieni da quel giardino dello spirito nel quale tu adesso passeggi sereno. Lo so, Gero. Lo so. Ma adesso lasciaci solo piangere.
Sal Giampino
4 Gennaio 2019