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La fotografia di Angela Ruggirello. Fotografando l’artista a “Spaziarte” - intervista

L'altro lato delle cose - Mostra fotografica di Angela Ruggirello

Siamo al Ristorante "La Giara" di Alcamo per visitare, nell’ambito di "Spaziarte", la mostra di Angela Ruggirello dal titolo "L’altro Lato delle Cose": venti visioni che spaziano nell’immaginifico letterario del co-autore del libro di racconti che porta lo stesso titolo e che è edito da CoseMoltoCreative Editore.

Abbiamo voluto incontrare quest’artista, fotografa dal particolare gusto fotopittorico e dall’innovativa capacità di creare e, in questo caso, di ricreare, storie in modalità non verbale, per conoscere meglio l’artista e il suo mondo fotopittorico.

S.G.: Angela, abbiamo notato che lei pone spesso l’attenzione, attraverso la sua opera fotografica, all’esaltazione di ciò che poco si nota al primo sguardo.

A.R.: Sì, è vero, a me piace immaginare di poter vedere ciò che risulta invisibile a molti, perché è solo lì, a mio parere, che si riesce a trovare la fonte della verità. Nell’invisibile che diviene credibile attraverso l’azione e la presenza di particolari nascosti. Anzi, amo nasconderli ancora di più per creare visioni complesse, ma decifrabili.

S.G.: Capisco, dunque per lei tutto ciò che è nascosto è la verità?

A.R.: La verità è che "non si torna mai indietro", dunque proseguire sempre, guardando avanti, in una ricerca costante e profonda, rispetto a ciò che è in ombra e a ciò che la luce esalta, ci conduce, spesso, a verificare che nell’ombra ci sono molte più verità da vedere e da considerare: verità di cui appropriarsi per arricchire la propria conoscenza.

S.G.: Ci dica, perché la sua arte fotografica viene definita "Parapittorica"?

A.R.: Voglio dire la verità. Io ho sempre pensato che fotografare fosse per me un atto di ricerca, come dicevo prima, ma che questo non fosse così importante se non arricchito da un senso artistico, che in me è sempre stato latente, dove la fotografia facesse la parte dello strumento dell’azione, lasciando spazio alle considerazioni più profonde e più nascoste, dunque meno evidentemente fotografiche. L’incontro con Sal Giampino, autore dei venti racconti che ho "fotografato", mi ha fatto capire che potevo concedermi di andare oltre l’immagine per raggiungere l’immaginifico parallelo al pittorico. "Visioni Parapittoriche" è stato il codice che lo scrittore ha voluto dare al mio personale sentire. E devo dire che mi ci ritrovo perfettamente a mio agio.

S.G.: Questa tecnica che lei applica? Ce la spieghi meglio…

A.R.: La macchina fotografica vive spesso al mio fianco, è una propaggine, un’appendice pronta a fermare l’ombra di un cancello di ferro battuto, un fiore mancante di un petalo, due gambe che corrono nell’acqua di un ruscello, un pavé di antichi sanpietrini, il volto piangente di un bambino, la schiena di un’amica. Tutto può concorrere ad esaltare il mio stato d’animo che si spinge verso l’immagine immaginata oltre. Successivamente, il materiale diviene coscienza piena del mio sentire momentaneo e inizio un’opera di ricerca nelle sovrapposizioni. Senza, mai, intervenire per modificare lo scatto originale.

S.G.: Quindi, la forma finita delle sue opere, cos’è? Qual è? Da dove ci giunge?

A.R.: Il risultato finale, frutto della ricerca di prove di sovrapposizioni, diviene immagine fotografica nuova, inesistente prima. E proviene dalla mia anima. Nell’incastro visivo mi propongo di raggiungere un risultato di piena conferma delle mie emozioni, vissute al momento degli scatti, cercando di trovare quella composizione di completezza che le varie immagini non hanno, pur raccontando molto di sé, una per una, senza, però, la vitalità che la nuova visione parapittorica riesce a far percepire a chi guarda.

S.G.: Lavoro realmente lungo e apprezzabile ricerca artistica, mi pare di capire…

A.R.: Beh, un lavoro artistico, così come quello che io provo di condurre, non ha necessariamente tempi definiti. E’ frutto di repentine intuizioni, come, a volte, di lunghe riflessioni che lascino concordare le varie armonie del mio sentire. Del resto, come lasciare che la luce bruci l’ombra se nell’ombra c’è già una luce che plasma l’ombra stessa? Dunque, non ci resta che attendere ciò che giunge ai nostri sensi dall’invisibile. Non c’è tempo che tenga per ottenere un risultato così emozionante e appagante.

S.G.: E’ anche il risultato che si ottiene guardando, ed entrando col cuore, in queste opere fotografiche di Angela Ruggirello, al Ristorante "La Giara" di Alcamo. Le sue "Visioni Parapittoriche" te le porti dentro con le voci, i suoni, i fruscii delle spighe al vento. E tutte le immagini ti raccontano la vita senza alcuna esasperazione, lasciandoti un segno calmo nell’anima. Grazie ad Angela Ruggirello per la sua cortese, fotografica, compagnia.

A.R.: Grazie a voi per la vostra attenzione. E un grazie, da parte mia, a Massimiliano e Dario Ciccia, veri cultori di momenti d’arte attraverso il loro "Spaziarte".

S.G.: Ricordiamo, per chi volesse visitare la mostra, che Angela Ruggirello sarà presente a "La Giara" di Alcamo, Lunedì 11 Maggio per un incontro con l’artista. A partire dalle ore 20,00.

Sal Giampino

08 Maggio 2015

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