L'anima dell'abbraccio. Le opere di Rosalba Catalano in mostra a Marsala
Addentrarsi, attardandosi, nella foresta dello spirito umano, è un percorso che tutti si dovrebbe provare a fare: artisti e fruitori dell'arte, cercando di sfuggire alla ricerca di quelle concrezioni stilistiche che limitano e rendono innaturale l'espressione sintattica che il pennello, o qualunque altro strumento di trasposizione dello spirito, riesce a riportare, nelle nostre vite di tutti i giorni, attraverso la ricerca del proprio Sé Guaritore.
Con questa sua prima personale, Rosalba Catalano riconcretizza, e allo stesso tempo nobilita, la greca contraddizione ideologica, tra corpo e spirito, che non ha mai cessato di tormentare l'umanità. Vittime di lampanti immagini televisive, siamo tutti in attesa di recepire visioni la cui espressività non è più stilistica, ma solamente esistenzialista. Non siamo più in grado, tutti, di discernere e descrivere la reale visione delle cose del nostro mondo sottile, assoggettandoci all'idea materialistica indotta ipnoticamente dal tubo catodico. La velocità di trasmissione d'ogni edonistico momento ricercatore della sola bellezza esteriore, senza riuscire ad attraversare lo scoglio dell'anima, non permette più alla società moderna di razionalizzare la propria stessa esistenza al di là del corpo, rifiutando il giusto spazio alle proficue pulsioni "emotivanti" espresse dalla "pancia". Nell'assunzione di questo pensiero, ci corre in aiuto Platone con l'affermazione secondo la quale siamo tutti attratti dalla bellezza corporea, in un primo istante, ma poi ricerchiamo il "nobilissimo fascino dell'idea". Ed è proprio questo "fascino" che Rosalba Catalano ha saputo intuire e disporre sui canvas esperienziali del suo corpo e della sua anima. C'è, nelle opere di Rosalba Catalano, questa riaffermazione della bellezza "trasparente" che riappare dalle profondità inconsce come un tenue profumo diffuso nelle sue penombre cromatiche e nelle radianti solarità della natura, complice e testimone, attraverso quell'abbraccio simbiotico ed empatico che tutti i soggetti avvolge e avviluppa con tenera e impalpabile presenza "fogliare", rendendoli così "liberi" e mai più prigionieri di una fisicità dominante le vite. C'è la bellezza del "femmineo", avulso dalle "ipertoniche" armonie, affermata da corpi nudi che non esaltano l'idealizzazione materialistica della strenua performance fisica. C'è la bellezza di un'evoluzione umana e spirituale di stampo orientale, in cui la sensualità del gesto e del contenuto travalica la banale corporeità. C'è la bellezza di un talento filosofico che scaturisce dalla necessaria rinascita di uno spirito evoluto, e che non offre all'asta la visione dei corpi infangati da principi mercantili. Nel "Ritratto di Dorian Gray", Oscar Wilde afferma che le malattie dello spirito vanno curate con il corpo e le malattie del corpo vanno curate con lo spirito. Ciò definisce la capacità della sensualità di rimediare alle malattie dello spirito, mentre lo spirito è un antidoto per i veleni inoculati dalla sensualità. Dunque, uomini e donne che osservate il pensiero, i sentimenti, l'espressione comunicazionale di questa nuova artista, confidate nell'accezione più pura del pensiero di bellezza: "Ne Veneri, né Apolli, ma solo divinità dell'essere." Oltre i limiti delle capacità creatrici della mente umana.
Sal Giampino
30 Novembre 2009
pubblicato su marsalace.it - Novembre 2009